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Una "storia" di San Potito Ultraun pò...anticlericale e un pò...garibaldina
Dalle sudate carte del cav. Domenico Vizzone è venuto alla luce un "documento" battuto su un vecchio foglio di carta velina con una vecchia macchina per scrivere. Di questo scritto non è dato sapere l'autore, il quale racconta in poche "battute di tasti" ed in maniera del tutto originale le origini di Contrada Radicozzo, alias San Potito Ultra. Fantasiosa o vera che sia, vale la pena dare uno sguardo a questa "storia" fedelmente trascritta dall'originale.
Ogni Comune, sia pure piccolo, ha la sua storia e la sua leggenda
Secondo la leggenda S. Potito si chiamava Radicozzo e fu distrutto al tempo dei Romani. La sua ubicazione era verso la cava di pietre attuale. Un santo e precisamente S. Potito si fermò sulle rovine di questo centro e fondò l'attuale paese. Difatti a Montevergine si trova il corpo di S. Potito. Tale fondazione avvenne verso il IV secolo dopo Cristo. Questa è leggenda.
CultiA riprova del fatto che la chiesa madre era quella di S. Antonio c'è che attualmente la parrocchia di San Potito, è denominata parrocchia di S. Antonio abate. Il santo più venerato a quei tempi era appunto S. Antonio. Con l'andare degli anni il culto di Maria SS. del Soccorso, ha soppiantato quello di S. Antonio. La vergine del Soccorso è venerata nel napoletano e principalmente a Forio d'Ischia. Ella è protettrice dei naviganti e da qualche bagnante fu introdotta a San Potito.
FamiglieLa famiglia più antica e storicamente accertata è quella dei Cindolo. Il cognome Amatucci, Moschella è un cognome prettamente locale. Tutti gli altri sono provenienti da altre zone: Santulli da Monteforte, Maffei da Parolise, Natellis da Solofra, Tedeschi da Atripalda, Mauriello da Caltanisetta. Famiglia molto illustre di S. Potito sono i marchesi Calò di Villanova che fuori dell'abitati si costruirono un grande palazzo e di fronte si fecero la chiesa (palazzo Marchese). I Baroni Amatucci vennero successivamente e la loro casata è molto antica. Pare sia proveniente da Ancona. Oltre i due palazzi suddetti v'è quello Natellis, di cui non si sa ben chi sia stato il primo proprietario. Il palazzo Maffei era in origine dei Laudisio, poi passò a Tecce di Torre le Nocelle ed infine ai Maffei. Quello dei Tedeschi era di proprietà Picone. Questi trapassi sono avvenuti per matrimonio. Nelle guerre risorgimentali S. Potito ha partecipato vivamente all'unità d'Italia. V'è un libro scritto dal professor Tecce che riguarda appunto il periodo garibaldino. Con i Garibaldini si schierarono il capitano Tecce ed il tenente Santulli. Contro di essi vi era l'arciprete Picone. I due ufficiali con un gruppo di compaesani presero parte all'azione che si svolse a Montefalcione e si distinsero per il loro valore. Questo gruppo, avendo gli insorti preso il sopravvento in quel comune, si recarono colà per innalzare di nuovo il tricolore. Ma sopraffatti da forze soverchianti con pochi coraggiosi di quel paese si fortificarono in un convento. Restarono assediati per diversi giorni respingendo ogni attacco, finché non furono liberati da rinforzi garibaldini provenienti da Avellino. ( ...X l'amico Vizzone Domenico )
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